Il filet è un merletto di grande pregio, la cui lavorazione è di antica usanza bosana. La rete venne inventata dapprima per i pescatori; le donne poi sfruttarono lo stesso punto per ricavarne un pizzo ricamando la rete al telaio.
Il filet di Bosa, con la delicatezza dei suoi disegni più raffinati, richiama origini legate ai ginecei dei primi monasteri, alle stanze femminili del castello, agli harem delle corti saracene. Pavonesse e colombi, tralci di vite e grappoli d’uva provengono dalla simbologia religiosa dei monaci bizantini.
Gli orafi di Bosa “sos mastros de oro”, sono conosciuti anche col titolo di “ragni della filigrana, per quel loro trattare i fili d’oro e d’argento con la maestria dell’insetto acrobata”. I Fenici utilizzarono per primi l’argento, l’oro, il corallo e le pietre preziose per creare gioielli che fossero allo stesso tempo ornamentali e ricchi. L’impulso più forte venne però dagli spagnoli che, con l’oro abbondante sottratto alle colonie, introdussero nell’isola la lavorazione “a filigrana”, importantissima nella tradizione del gioiello sardo. Le attuali botteghe, accanto alla capacità di riprodurre con competente maestria i tradizionali gioielli legati al costume delle donne e degli uomini (bottoni, anelli, collane, gancere ed amuleti), propongono pezzi di assoluta modernità e di rara bellezza, coniugando gli antichi disegni con le tendenze più attuali. La lavorazione del Corallo è praticata a Bosa dal 1200, anno in cui i marsigliesi ottennero dal Vicario del re Enzo, un “privilegio” che concedeva loro libertà di pesca e franchigia in perpetuo. Con l’avvento della moderna attività subacquea, i sommozzatori, veri temerari, si spingono a profondità elevate, oltre i 100 metri, per raccogliere interi cespugli di corallo. La lavorazione del corallo, oltre a costituire vere sculture vendute singolarmente, si integra con quella orafa, sviluppandosi in creazioni il più delle volte uniche, così come unici sono i pezzi lavorati.
Gastronomia
Bosa: non solo bella da visitare per la storia e la cultura, ma anche da gustare. Profumi, colori e sapori che nascono dal connubio tra mare e terra. Famose le aragoste, uniche in tutto il bacino del Mediterraneo per la particolare pastura lungo le coste. Inoltre il suo ricco menù gastronomico di mare presenta piatti tipici come “S’Azada” piatto realizzato con “S’Iscritta” (Razza) e Gattuccio (Baldolos). Da non scordare, le salse con cui si condiscono degli abbondanti primi piatti. Le salse regina sono senza dubbio quella all’aragosta e quella ai ricci di mare. Rinomatissima La zuppa d’Astice, piatto unico che ha ricevuto grossi riconoscimenti a livello nazionale.
Malvasia di Bosa DOC
La produzione è molto limitata ma sicuramente è tra i vini più pregiati d’Italia. Per la sua particolarità può essere consumato sia giovane che invecchiato. Dal colore paglierino con riflessi verdognoli; profumo intenso e persistente di frutta matura che ricorda l’albicocca e la pesca; al gusto è amabile o dolce, morbido e suadente che lo rendono fine ed elegante. Se invecchiato ha colore giallo oro tendente all’ambrato, profumo etereo e ammandorlato; al gusto è secco, morbido e pieno con lunga persistenza gusto-olfattiva. Ottimo con i dolci oppure a fine pasto. Eccellente vino “da conversazione” e da “meditazione”.
Pani e Dolci
Anche a Bosa, come in gran parte della Sardegna, si ottengono molteplici varietà di pane, da quelle semplici di consumo giornaliero ( sos tundos, sas kovattsas, su bistokku, sas paltsidas) a quelle elaborate per le ricorrenze solenni.
In occasione delle festività pasquali, per esempio, si modellano forme intagliate che rammentano la Passione di Cristo (sa rughe, sa corona, s’iskala). Inoltre sempre per Pasqua (Paska ‘e aprile) si realizza un tipo di pane espressamente dedicato ai bambini (sos kokkorrois kun s’ou).
Ogni festività, inoltre, ha il suo dolce caratteristico: sas frisciolas longas, sa pasta violada e sos kulinzones de mendula(dolci di mandorle) per Carnevale; sas kasadinas (realizzati con formaggio ovino o vaccino e uvetta) e sa tilikkas (con ripieno di sapa o mandorle e miele); sos pabassinos (dolci con mandorle e noci tritate e uvetta) e sos santos de tukkaru per la festa di Ognissanti.