Museo Casa Deriu

Dettagli del luogo

Il Museo Casa Deriu in Corso Vittorio Emanuele II, 59 racconta uno spaccato della vita in una casa nobiliare nel cuore della Città di Bosa.

Data:

27 Dicembre 2024

Descrizione

La Casa conserva gli arredi originali, gli spazi destinati alla servitù, e la biancheria con i ricami ed il filet vanto delle artigiane di Bosa.

Casa Deriu è uno degli edifici più belli del lato destro del corso, precedente al progetto urbanistico di Pietro Cadolini, risistemata nel 1838, come testimonia la scritta sul lato del portone. Le mostre dei due portoni di facciata, realizzate in trachite rossa lavorata a mano, sono arricchite da trabeazione aggettante e colonne scolpite. L’androne d’ingresso è caratterizzato dalla presenza di tre archi, tipica delle abitazioni bosane. Il primo arco consente l’accesso ai magazzini, il secondo al vano scala ed il terzo ha funzione ornamentale.

L’abitazione si sviluppa su tre livelli: le due stanze di maggiori dimensioni con affaccio sul corso. Il primo piano è riservato alle mostre temporanee. Il piano nobile, che era riservato ad abitazione padronale, è un esempio intatto di abitazione ottocentesca per famiglie di ceto elevato, in uso fino a un passato recente con arredi in gran parte originali. L’attuale sistemazione dell’appartamento propone un percorso circolare, a partire dall’ingresso a sinistra del pianerottolo, che consente l’accesso al salotto, comunicante con la camera da letto (con annesso guardaroba). Di qui si passa per una sorta di anticamera, con doppio accesso alla sala da pranzo, da cui si esce nuovamente sul pianerottolo attraverso un breve corridoio ricavato con tramezzi di legno, che costituiscono le pareti dei servizi igienici e di altro ambiente destinato probabilmente alla servitù.

Fra gli arredi e le decorazioni sono pregevoli il parquet del salotto, con motivi geometrici ripresi dagli ornati del soffitto a finti cassettoni. il pavimento della camera da letto in maioliche di manifattura campana del XIX secolo, ben armonizzate con la volta dipinta con cornici e vasi di fiori di gusto neo-settecentesco. infine gli ornati Jugendstil della sala da pranzo, ascrivibili al primo decennio del Novecento.

Temporaneamente in mostra al Museo anche 18 opere provenienti dal Convento dei Cappuccini di Bosa e appartenenti al Fondo edifici di culto (Fec). Appena restaurati, sedici dipinti ad olio su tela e due statue lignee policrome raffiguranti San Francesco che risalgono al XVIII secolo e sono attribuite ad autori di scuola sarda e sardo-napoletana. Infatti a Bosa, intorno al XVII secolo si assiste all’incontro della tradizione gotico-catalana con le nuove forme del manierismo severo, approssimativamente rinascimentali e classicheggianti che portarono nel 1609 alla fondazione del Convento dei padri cappuccini con l’annessa chiesa dedicata alla Madonna degli Angeli.

Raccolta Melkiorre Melis

La Raccolta Melkiorre Melis, legata dagli eredi Melis al Comune di Bosa nel 1989 è visitabile al terzo piano. La raccolta si compone di opere di indiscutibile valore pittorico e rappresentatività storica. Pregevoli gli studi decorativi di interni e per la lavorazione della ceramica in cui raggiunge apici di vera maestria tecnica, quali la cottura degli smalti a terzo fuoco. Nelle arti applicate, Melkiorre Melis si distinse nella grafica pubblicitaria in epoca fascista, campo in cui l’artista ottenne commissioni prestigiose e generale apprezzamento per la sua impostazione originale. Tra le opere esposte si trovano i dipinti ispirati al periodo vissuto in Libia.

Pinacoteca Antonio Atza

La Pinacoteca Atza si trova a Bosa, nel corso Vittorio Emanuele II di fronte alla Casa Deriu, nei locali della ex Biblioteca comunale. Al suo interno si trovano le opere donate dal pittore Antonio Atza alla Città di Bosa.

L’esposizione, suddivisa in diverse sale, permette di conoscere il percorso dell’artista dalle primissime esecuzioni realistiche, alla fase surrealista che lo ha consacrato tra i protagonisti del dopoguerra. La pinacoteca costituisce la più significativa esposizione delle opere di Atza con le famose “Sabbie” dipinte alla fine degli anni cinquanta, i “Blues” dei primi anni sessanta e le opere di chiara ispirazione futurista, come l’Autoritratto e i Venditori di brocche che assieme agli “Aquiloni” descrivono la portata culturale della sua innovazione artistica.
Il museo permette la conoscenza di un artista annoverato tra i maestri dell’arte sarda del secondo Novecento. I suoi dipinti sono infatti presenti nei principali musei dell’isola e sono ricercati e ambiti dai collezionisti. Uno spazio è dedicato alle opere dei vari artisti con i quali Antonio Atza aveva stretto rapporti di amicizia: Stanis Dessy, Giovanni Thermes e Giovanni Pisano.

Modalità di accesso

il Museo Casa Deriu è accessibile ai disabili, il costo della visita potrebbe variare.

L’edificio è stato adeguato per consentire l’accesso anche a persone con mobilità ridotta, con rampe o ascensori che permettono di visitare i vari piani del museo. Tuttavia, per dettagli specifici sulle modalità di accesso, è consigliabile contattare il museo in anticipo per verificare la presenza di eventuali limitazioni o per ricevere assistenza durante la visita.

Sito web

Contatti

Centralino

Palazzo Comunale - Corso Garibaldi

0785368000

Pagina aggiornata il 27/12/2024, 12:52